Quando non ci saranno più ghiacciai?

I ghiacciai alpini potrebbero scomparire entro la fine del secolo. Le conseguenze si faranno sentire non solo sulle montagne della Svizzera, ma in tutta Europa.

Anche se dovessimo ridurre in modo significativo le emissioni nei prossimi decenni, più di un terzo dei ghiacciai rimanenti nel mondo si scioglierà prima del 2100.

Nei prossimi decenni la maggior parte dei ghiacciai del mondo si scioglierà. Ciò significa che verrà meno un elemento importante del ciclo dell'acqua, perché le masse di ghiaccio in alta montagna sono importanti come serbatoi d'acqua in piena estate".

Il ghiaccio è acqua dolce, e quell'acqua cambierebbe il grado di salinità dell'acqua di mare, con notevoli conseguenze sulla vita in mari e oceani. Inoltre, farebbe aumentare il livello del mare e quindi manderebbe "sott'acqua" una notevole estensione di territorio costiero, ora a secco.

Secondo il Wwf, se le temperature continueranno ad aumentare, tra il 2070 e il 2100 i ghiacci eterni dalle Alpi Orientali potrebbero del tutto sparire: stessa sorte che, seppure più difficile, potrebbe toccare a quelli delle Alpi Centrali. I ghiacciai rimarrebbero solo sulle Alpi Occidentali, quelle più alte.

Lo scioglimento completo di tutto il ghiaccio terrestre, ossia 26.7 milioni di Gt, provocherebbe un innalzamento di 73,4 metri! Nello specifico, l'Antartide contribuirebbe per 63 m, la Groenlandia insieme all'Islanda per 10 m, e i ghiacciai montani per 40 cm.

«Le calotte polari», ci spiega il professor Oerlermans, «sono due punti deboli del nostro pianeta. Contengono molta acqua e quando tutti i loro ghiacci si scioglieranno e si disperderanno negli oceani, il livello del mare si innalzerà di circa ottanta metri.

Come limitare lo scioglimento dei ghiacciai?

Le cause dello scioglimento dei ghiacciai

Aumento del processo di deforestazione: l'abbattimento di alberi, per motivi commerciali o per ottenere nuovi terreni da destinare all'agricoltura e all'espansione urbana, riduce l'ossigeno presente nell'atmosfera e l'assorbimento dell'anidride carbonica presente nell'aria.

1: i più grandi complessi glaciali. Il più grande sistema glaciale posto al di fuori di Antartide e Groenlandia si trova in Alaska ed è il complesso Malaspina-Seward. Occupa 30,000 km2. Per confronto la superficie totale dei ghiacciai delle Alpi è di circa 1,500 km2.

Con questa limitazione sono stati identificati complessivamente sulla Terra 197.654 ghiacciai, con una superficie totale di circa 727.000 km² ed un volume totale stimato tra 140 000 e 170 000 km³.

Due minuti per ricostruire la nascita e lo sviluppo dei ghiacciai alpini nell'arco di 120.000 anni, che nel tempo si sono estesi e ritirati molto più frequentemente di quanto si credesse finora.

Il sistema dei ghiacciai fornisce “preziose risorse idriche a 1,9 miliardi di persone nel mondo, circa un quarto della popolazione mondiale”(1). L'acqua proveniente dai ghiacciai viene utilizzata anche per i sistemi di irrigazione, sia per l'agricoltura che per l'allevamento.

I tre ghiacciai più grandi d'Italia

Il più grande è quello dell'Adamello, che si trova in Lombardia e Trentino, con i suoi 16.4 km². Al secondo posto, il ghiacciaio dei Forni (11.3 km²) nell'Ortles-Cevedale e quello del Miage (10.4 km²), sul Monte Bianco.

A volte l'acqua di scioglimento si accumula in laghi subglaciali al di sotto del ghiacciaio. I laghi proglaciali e subglaciali possono scaricarsi rapidamente provocando piene impetuose chiamate jökulhlaups. Enormi volumi di acqua di scioglimento e sedimenti possono scavare enormi tunnel di drenaggio.

Zemp et al. (2008) indicano altresi, sulle Alpi italiane, 1.368 ghiacciai che coprono, in totale, una superficie di 602.4 km2 .

I ghiacciai perenni dei Poli si sono formati principalmente per la trasformazione della neve in ghiaccio. Qui, infatti, le temperature sono così basse che la neve non si scioglie mai del tutto.

Quando avviene questa regressione il ghiaccio che perde contatto col terreno (col fondale) si stacca più facilmente in acqua e va a innalzare il livello del mare. Inoltre anche la parte esterna, quella fuori dall'acqua, si assottiglia e si rompe più facilmente.

Sotto la superficie il mare tra dieci anni non sarà come quello che vediamo oggi. Sarà ancora blu, ma più spesso verde. Dipenderà dalle zone e dal fitoplancton. No, il mare, non morirà.

Nel filmato, c'è una prospettiva grafica di un disastro che potrebbe accadere nei prossimi decenni: Singapore, Houston, Città del Capo, Glasgow, Hong Kong, Tunisi, Danzica, Rio de Janeiro, New York, Copenaghen, Venezia, Dacca e Sydney potrebbero rimanere sommerse.

È probabile un innalzamento del livello del mare di circa 50 cm entro il 2100 ma, secondo l'OMM, nei prossimi 2.000 anni il livello dei mari potrebbe innalzarsi di 2-3 metri se il riscaldamento fosse limitato a 1,5° C, e di 2-6 metri se venisse limitato a 2° C.

“L'unico modo per salvare i ghiacciai è tagliare le emissioni di CO₂ -spiega Valter Maggi, professore ordinario di Geografia fisica all'Università degli Studi Milano-Bicocca e presidente del Comitato glaciologico italiano-.

Lo scioglimento dei ghiacciai rende molto difficile la caccia e l'approvvigionamento di cibo per questa specie, i cui esemplari spesso muoiono di fame.

Lo scioglimento dei ghiacciai, spiega, è determinato da inverni secchi, con una conseguente copertura nevosa sottile, e da temperature elevate in estate.

Lo scioglimento completo dei ghiacci della Groenlandia potrebbe portare ad un innalzamento del livello dei mari e degli oceani di circa 7 metri, mentre lo scioglimento della banchisa polare non farebbe innalzare il livello dei mari poiché si tratta di ghiaccio galleggiante.

Il ghiaccio che copre la terraferma antartica sta diminuendo dagli anni Novanta, contribuendo all'innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Questo fenomeno, se non contrastato, avrà impatti significativi sulle comunità costiere e sugli ecosistemi marini dell'intero globo.

Gli scienziati hanno passato al setaccio circa 900 specie di microorganismi rinvenuti dallo scioglimento dei ghiacciai perenni. “Tra questi – sottolinea il presidente Sima – il 98% è sconosciuto all'uomo”.